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Bollette e ricevute di pagamento: per quanto tempo conservarle?

Bollette e ricevute di pagamento: per quanto tempo occorre conservarle?

Conservare le ricevute di pagamento delle bollette, e di altre spese, è importante. In questo modo non rischiarete di incorrere nel pericolo di pagare due volte, in caso di contestazione del pagamento. Ma se non volete accumulare quantità abnormi di documenti nelle vostre case, è fondamentale sapere quando il credito cade in prescrizione e non si è più obbligati a darne alcune dimostrazione.

Verificate le date

Prima di cedere alla tentazione di buttare via le vostre bollette o ricevute, verificate la data in cui è avvenuto il pagamento. A suggerirlo è proprio il Codice Civile che, all’articolo 293 c.p., prevede che il pagamento di una bolletta possa essere richiesto, dal creditore, entro una certa data. Ma scaduti i termini di legge, il debitore non è tenuto al pagamento qualora non fosse ancora stato effettuato. Se invece, al momento della richiesta, il termine è ancora valido e non si è in grado di dimostrare di aver pagato bisognerà effettuare nuovamente il pagamento, maggiorato adesso di interessi e sanzioni.

Termini di prescrizione fino a 5 anni

I termini di prescrizione sono fissati per legge e variano a seconda del tipo di documento. Bisogna conservare per 3 anni la tassa di circolazione, le cambiali e le fatture dei professionisti. Viene indicato un tempo minore, pari a 2 anni, per gli scontrini d’acquisto e 1 anno e mezzo per le ricevute di spedizioni al di fuori dell’Europa. Ancora meno per le rette scolastiche, 1 anno, ed infine soli 6 mesi per le ricevute di soggiorno in albergo.

La situazione cambia nel campo delle spese domestiche dove il termine di prescrizione è di 5 anni. Dunque, conservate per tutto questo periodo le bollette che riguardano l’acqua e il gas,il telefono e l’Adsl, l’affitto e le ricevute del pagamento delle spese condominiali. Un discorso a parte merita la bolletta della luce su cui è stato inserito il pagamento del canone Rai. Il termine di prescrizione passa adesso dai 5 anni, precedentemente previsti, a 10 anni. Se perdete, però, la bolletta prima dei 10 ma dopo i 5, non sarete tenuti al pagamento dell’importo eventualmente contestato. Il motivo sta nel fatto che il termine di prescrizione per l’utenza elettrica resta sempre di 5 anni. Rientrano ancora nei 5 anni, inoltre, le tasse sulla nettezza urbana (Tarsu/Tia/Tari) e le quietanze dei pagamenti dei tributi, come l’Ici, l’Imu e il modello F24, oltre che delle polizze assicurative. Ad essi si aggiungono i giustificativi di spese da detrarre, quali ad esempio le parcelle mediche, la dichiarazione dei redditi, le multe, i mutui, con riferimento alla scadenza della singola rata, e i titoli di stato.

Termini di prescrizione oltre i 5 anni

Termini di prescrizione più lunghi sono previsti per gli estratti conto e gli addebiti degli operatori mobili, di cui dovrete conservarne le ricevute per 10 anni. Si segue, invece, un termine di 15 anni per le ristrutturazioni edilizie o di riqualificazione energetica. Non potrete mai gettare via, infine, la documentazione relativa agli atti notarili che va conservata per sempre.

Conservazione delle bollette e interruzione dei termini di prescrizione

Si consiglia di conservare ogni ricevuta di pagamento in originale cartaceo. In questo modo eviterete facili contestazioni da parte del creditore. Inoltre, quando vi troverete a calcolare la tempistica per la conservazione dei documenti, è fondamentale considerare la possibile interruzione del termine di prescrizione. Ad esempio, un sollecito di pagamento può interrompere il termine previsto facendone decorrere uno nuovo. A questo punto dovrete ricalcolare i tempi, facendo fede all’ultima data indicata nel vostro sollecito.