La “Crocifissione Bianca” di Marc Chagall è uno dei dipinti più significativi del XX secolo, scelto come simbolo del Giubileo 2025 per il suo forte messaggio di pace, solidarietà e speranza. L’opera, dipinta in un momento storico di profonda sofferenza e persecuzione, intreccia simboli cristiani ed ebraici per esprimere il dolore collettivo dell’umanità.
Questa scelta per il Giubileo sottolinea il valore universale del quadro, che invita a riflettere sulle sfide del passato e sull’importanza del dialogo tra culture e religioni. Scopriamone insieme il significato, i dettagli e perché Papa Francesco lo ama tanto!
Storia del quadro
Vi state chiedendo quando fu dipinta la “Crocifissione Bianca”? Marc Chagall realizzò l’opera nel 1938, durante un periodo segnato dall’ascesa dei totalitarismi in Europa e dalle persecuzioni contro gli ebrei.
Il quadro nasce come risposta artistica e spirituale alle tragedie che colpivano il popolo ebraico, evocando la sofferenza attraverso l’immagine di Cristo crocifisso, circondato da scene di distruzione e deportazione. Chagall, di origini ebree, utilizza la crocifissione per collegare la sofferenza del Cristo con quella degli ebrei perseguitati, rendendo l’opera un potente grido contro l’odio e l’oppressione.
Che cosa riassume la “Crocifissione Bianca”?
La “Crocifissione Bianca” riassume il dramma delle persecuzioni razziali e religiose del XX secolo. L’opera mostra scene di violenza contro gli ebrei: case incendiate, persone in fuga, profughi disperati. Al centro, Cristo crocifisso rappresenta simbolicamente il dolore universale. Tuttavia, Chagall non si limita a raffigurare la sofferenza, ma include anche elementi di speranza, come la luce bianca che illumina il Cristo, suggerendo la possibilità di redenzione e rinascita.
Qual è il vero significato?
Il significato profondo della “Crocifissione Bianca” risiede nell’universalità del dolore umano e nella speranza di salvezza. Chagall combina simboli ebraici e cristiani per trasmettere un messaggio di solidarietà tra religioni. Cristo, dipinto come un ebreo con tallit (lo scialle di preghiera), diventa il simbolo delle sofferenze non solo del popolo ebraico, ma di tutta l’umanità. Si vedono in alto le bandiere rosse dell’ideologia comunista distruttrice, sotto le quali hanno avuto inizio i pogrom e le violenze antisemite tra il 1881 e il 1921.
La sinagoga incendiata rievoca le distruzioni naziste dei luoghi di culto e delle opere di molti artisti ebrei, tra cui quelle dello stesso Chagall. Le case bruciano e in basso alcuni profughi ebrei cercano la salvezza scappando in barca. In basso al centro c’è la Menorah, il candelabro ebraico che fa la veglia a Gesù sulla croce. In alto sale il fumo intorno a uomini e donne che soffrono, che rievoca quello che sale dai campi di sterminio di Auschwitz e che mette fine a tante vite.
Al centro campeggia il Cristo, simbolo di innocenza ingiustamente condannata e dell’ebraismo, che malgrado tutto è sereno e pacifico, un simbolo di infinita speranza. Gesù viene rappresentato come un martire ebreo che si è sacrificato per la comunità. Alle sue spalle c’è un fascio di luce bianca divina che illumina la croce. Il quadro invita a riflettere sulla compassione e sulla necessità di superare le divisioni per trovare pace e riconciliazione.
Che tecnica usa Chagall?
Marc Chagall utilizza una tecnica mista, caratterizzata da pennellate morbide e un uso sapiente del colore per creare un’atmosfera eterea. La predominanza del bianco conferisce al quadro una dimensione spirituale e trascendente, enfatizzando la centralità del Cristo crocifisso.
I colori accesi delle scene circostanti, invece, sottolineano la drammaticità degli eventi rappresentati. Chagall integra inoltre elementi del folklore ebraico e cristiano, arricchendo l’opera con simboli religiosi e culturali. L’illuminazione non sembra seguire alcuna logica e tutte le scene sono diverse tra loro, con il colore bianco a unirle.
Dove si potrà vedere?
Per la prima volta in Italia, la “Crocifissione Bianca” sarà esposta a Roma, al Palazzo Cipolla, dal 27 novembre 2024 al 27 gennaio 2025, come parte delle celebrazioni del Giubileo. L’esposizione gratuita permetterà al pubblico di ammirare questa straordinaria opera e riflettere sul suo significato universale. L’evento, promosso dal Dicastero per l’Evangelizzazione, è uno dei momenti culturali più attesi del Giubileo 2025.
Perché Papa Francesco è particolarmente appassionato alla “Crocifissione Bianca”?
Papa Francesco ha spesso espresso il suo apprezzamento per la “Crocifissione Bianca”, definendola il suo quadro preferito. Il Pontefice è profondamente colpito dal messaggio di compassione e pace che l’opera trasmette, oltre che dalla rappresentazione del Cristo come simbolo di solidarietà con i perseguitati. La scelta di questo dipinto come simbolo del Giubileo riflette il desiderio di Papa Francesco di promuovere un dialogo interreligioso e di sottolineare l’importanza della misericordia.
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